domenica 20 ottobre 2013

Germania, i benefici della riqualificazione edilizia

La Germania nel settore dell’efficienza energetica in edilizia investe tra 300 milioni e 2 miliardi di euro all'anno. Importanti sono i benefici per le casse statali e la creazione di nuova occupazione. Ma le politiche dovranno accelerare per gli obiettivi della roadmap 2050. Un esempio per l’Italia. Gianni Silvestrini a Ecoradio.

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Sono 9 milioni gli interventi di riqualificazione energeticanegli edifici effettuati in Germania entro il 2010, con un investimento che oscilla tra 300 milioni e 2 miliardi di euro all’anno.

L’impatto di questi investimenti ha consentito un interessante ritorno fiscale per le casse statali, oltre a che una riduzione nei sussidi erogati per la disoccupazione: per ogni euro speso per la riqualificazione in edilizia in Germania ne rientrano 7 per lo Stato, e vengono attivati investimenti complessivi per 13 volte superiori.

Importanti sono anche gli effetti sull’occupazione valutati in 180mila nuovi posti di lavoro nel 2011. È quanto indicato da un’analisi della KfW (Kreditanstalt fuer Wiederaufbau), l’istituto di credito dello Stato per la ricostruzione tedesca che ha un ruolo centrale anche nel campo dell’efficienza energetica in edilizia.

Si tratta di dati rilevanti, ma ancora insufficienti rispetto agli obiettivi tedeschi dellaroadmap al 2050, che prevede una de-carbonizzazione spinta proprio deal settore dell’edilizia. Con questi numeri si è potuto riqualificare circa l’1% all’anno del patrimonio edilizio, ma occorrerà raddoppiare gli sforzi per raggiungere quel target. Si attende in questo settore un’ulteriore accelerazione delle politiche tedesche per l’efficienza nel settore. Un esempio che dovrebbe essere da stimolo per il nostro paese.

L’opinione di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club e QualEnergia, a Ecoradio.

martedì 1 ottobre 2013

Il petrolio dell’Italia si chiama riqualificazione energetica

Quello italiano è il secondo parco edifici più vecchio al mondo, tra palazzi antichi, condomini stile liberty e capannoni costruiti in fretta e furia nel secondo dopoguerra e seconde e terze case di scarsa fattura.

Il 55,4% delle abitazioni nostrane ha più di quarant'anni. Diventeranno il 68,6% nel 2020. Nelle aree metropolitane la situazione è ancora più acuta: attualmente il 76,2% degli edifici ha superato il quarantesimo anno, mentre al 2022 la cifra salirà all'85%. E ancora: il 70% degli edifici è stato realizzato prima del 1976, quando è stato introdotta la prima legge su efficienza energetica in edilizia L. 373/1976.
Il consumo energetico di case ed edifici è di conseguenza imponente: 185 milioni di TEP (Tonnellata equivalente di petrolio), circa il 45% delle emissioni di Co2 del nostro paese. Affrontare questo problema con un piano nazionale per riqualificare i nostri edifici e le nostre città, alimentando un mercato edile ed immobiliare innovativo e dinamico, potrebbe permetterci di raggiungere gli obbiettivi di riduzione delle emissioni necessarie per fermare il climate change e rilanciare un settore fortemente depresso, quello delle costruzioni (-65% dal 2008).
Riqualificare diventa fondamentale, migliorando l'efficienza energetica e limitando l'uso di suolo derivato da nuove costruzioni, specie il suolo agricolo, necessario per la sicurezza alimentare del nostro paese. Se vogliamo ridurre questi consumi, milioni di Co2 derivata da fonti fossili, e ridurre le nostre bollette, dobbiamo intervenire sugli edifici esistenti.
Non basta la semplice aggiunta di un cappotto o del pannello solare. La riqualificazione e gestione è un lavoro serio, da affrontare con impegno, con un piano economico e finanziario efficace e responsabile e con l'apporto di veri professionisti. Non possiamo sopportare un altro fallimento come quello delle certificazioni energetiche (ACE), che misurano meramente alcuni consumi energetici degli edifici. Consumi idrici, well-being, mobilità, riuso dei materiali, misurazione delle performance, sistemi di valutazione degli immobili in base all'efficienza energetica.
I dati in Italia scarseggiano, le analisi faticano a dare piena misura del potenziale della riqualificazione e gestione sostenibile del nostro patrimonio immobiliare. Eppure il mondo del real estate e della politica pare di essersi accorto del potenziale di mercato.
Stiamo assistendo ad un'accelerazione e ad una convergenza verso il tema della riqualificazione. E non solo a livello italiano. Dall'Inghilterra alla Germania si stanno sviluppando strategie nazionali e strumenti dedicati. In Germania 1 euro investito in riqualificazione genera tra i 2 e 5 euro di gettito fiscale, derivato principalmente da nuova occupazione. Alcune di queste esperienze sono ormai note e largamente testate. Il patrimonio immobiliare, se riqualificato, può contribuire alla crescita del paese, anziché essere solo oggetto di tassazioni».
Il mercato delle nuove case diminuisce sempre di più. Quindi non dobbiamo guardare alle nuove near-zero emission houses fatte dalle archistar come Renzo Piano. Dobbiamo vedere ai nostri palazzi colabrodo degli anni Sessanta e ad interventi di riqualificazione come quelli fatti da Mario Cuccinella. Alle aree industriali degli anni '30. Alle scuole, agli ospedali. Al patrimonio pubblico, ecclesiastico e privato storico. Edifici esistenti che costano ai contribuenti e ai proprietari, con investimenti intelligenti e un ritorno sui costi immediato. Il futuro energetico è nel passato delle nostre case.